MOLUCELLA

 

Generalità

         La Molucella, nota anche con il nome di “Campanelle d’Irlanda”, appartiene alla famiglia delle Labiate, genere di 4 specie di piante annuali e perenni originarie del Mediterraneo e del nord-ovest dell’India. La specie coltivata per la produzione di fiori recisi appartiene al genere laevis e proviene dall’Asia occidentale. Si tratta di una pianta annuale semirustica che raggiunge i 50-75 cm di altezza, mentre la lunghezza dello stelo principale va dai 50 agli 80 cm. Presenta foglie tondeggianti, verde chiaro, disposte lungo tutto il fusto. I fiori, con corolla bianca circondata da un grande calice verde chiaro gonfio, che sembra costituire l’infiorescenza, sbocciano in giugno. La parte ornamentale è costituita dal calice, che presenta un colore verde inusuale, mentre il vero fiore è di colore bianco, piccolo ed insignificante ed è situato al centro del campanello. Gli steli sono utilizzati anche per essere essiccati ed utilizzati per preparare composizioni di fiori secchi quando vengono trattati e conservati con glicerina.

         Nella presente nota si descriverà la coltivazione con riferimento alle tecniche impiegate dai floricoltori campani.

Esigenze pedoclimatiche

         La Molucella non presenta particolari esigenze dal punto di vista pedologico essendo una specie molto rustica. Mal sopporta gli eccessi di azoto per cui non va coltivata in ambienti eccessivamente fertili.

         La germinazione dei semi si realizza in circa 3 settimane se viene mantenuta una temperatura costante di 20 °C, dopo aver sottoposto la semente ad un trattamento di pre-raffreddamento a 10°C per 5 giorni.

 

         La germinazione si presenta lenta ed irregolare ed è necessario che i semi non siano posti ad eccessiva profondità poiché in questa fase la luce è indispensabile. Si seminano 120 grammi di seme per 100 mq di semenzaio (da 20 grammi si ottengono circa 1.000 piante)  oppure si procede alla semina in contenitori alveolati. In caso di semina diretta la distanza di semina è  di 10 cm sulla fila e di 25-30 cm tra le file

         La Molucella non resiste alle basse temperature ed è coltivata come annuale in serra oppure in pieno campo, dove viene seminata direttamente al termime della stagione fredda (in Campania aprile-maggio).

Le temperature ideali di crescita sono comprese tra i 20 °C diurni ed i 15 °C notturni, con minima che non deve scendere al di sotto dei 13 °C.

germinazione: la temperatura ottimale è di 12°C. La germinazione avviene dopo 4-5 settimane; è bene effettuare un doping del seme a 4-5° C prima della semina.

 

La germinazione è la parte più difficoltosa per uno sviluppo adeguato di questa coltivazione. Se ci sono problemi di riscaldamento, è bene considerare questa coltura come coltivazione "fredda": la vernalizzazione del seme può avvenire disponendolo a temperature rigide invernali per 6-8 settimane, dopo averlo in seminiere  e leggermente coperto.

Dopo questo periodo, disporre le seminiere in serra riscaldata a 21°C per permettere la germinazione. Le temperature indispensabili per una corretta germinazione sono di 10°notturni e 30° diurni. Superando tale temperatura massima, la germinazione sarà quanto mai irregolare. Seguendo gli accorgimenti suggeriti, i tempi di germinazione possono essere compresi tra i 12 ed i 21 giorni. I tempi per l'irrobustimento della pianta, al fine di renderla adatta al trapianto, sono compresi tra i 21 ed i 28 giorni dalla germinazione. 

 

Il ciclo di coltivazione

         La Molucella si può coltivare sia in coltura protetta sia in pieno campo.

 

Il terreno che deve accogliere le piante deve essere di medio impasto, abbastanza sabbioso da permettere una corretta circolazione d'aria. Per la sterilizzazione del terreno, si può utilizzare procedere per via chimica (Bromuro di Metile, Dazomet e Basamid) o attraverso la via fisica (vapore o solarizzazione). E' possibile coltivare la molucella anche all'esterno, trapiantando a fine aprile e raccogliendo in giugno.  In questo caso, la densità d'impianto deve essere di 20cm x 20 cm (circa la metà rispetto ad una piantata sotto serra). In qualunque caso, la molucella non deve essere cimata.

 

Soluzioni intermedie possono essere trovate in funzione dell'esperienza del coltivatore e del luogo, dell'esposizione e della giacitura del terreno. L'opportunità di far ambientare le piante provenienti dal vivaio prima del trapianto è da cogliere, per evitare rischi di attacchi da parte di crittogame. Subito dopo il trapianto è bene irrigare immediatamente. Dopo 24 ore bisogna effettuare il primo trattamento con Tolcofos-metile (Rizolex) alla dose di 200 gr/hl bagnando bene la zona del colletto e ripetendo il trattamento dopo 4 giorni.

 

 

 

In serra il trapianto si effettua a partire da febbraio e fino a metà giugno. In pieno campo si procede alla piantagione quando le temperature hanno raggiunto valori adeguati (aprile-maggio). Il ciclo di coltivazione, che si effettua in serra fredda, ha una durata variabile tra i 70 ed i 90 giorni secondo il periodo di piantagione. Anche in pien’aria la durata del ciclo colturale si aggira intorno ai tre mesi (80-100 giorni). Con trapianti più tardivi la raccolta si sposta nel periodo estivo e la specie diventa molto sensibile riguardo agli aspetti irrigui. Infatti nel periodo estivo soffre l’aridità stentando nella crescita, tuttavia si mostra molto sensibile agli attacchi fungini per cui è necessario porre particolare attenzione agli apporti idrici ed evitare eccessi e bagnature delle piante. Complessivamente il periodo di coltivazione è di circa 9 mesi.

         Per ottenere un'adeguata fioritura in prossimità dell'estate il trapianto deve avvenire ad inizio primavera (periodo feb/mar - mag/giu). In serra possono essere anticipati i tempi di trapianto, in maniera tale da anticipare le epoche di raccolta, se si riesce a garantire una temperatura notturna non inferiore ai 13°C, ed una temperatura ottimale diurna compresa tra i 15 ed i 18°C. La densità di trapianto deve essere di 40 piante al m2 su porche di 50 cm con un passaggio di 40 cm. Avendo bisogno per una corretta crescita, di due reti di sostegno a tre luci (tipo garofano), delle dimensioni della luce di 15 x 17 cm, è possibile quindi, disporre 3 piante sulle file esterne e due nella fila interna.

 

L’impianto

         La preparazione dell’impianto prevede una lavorazione poco profonda (30-40 cm) che precede la sistemazione delle file disposte su prode leggermente rialzate, larghe circa 50 cm.

         Di solito non si procede ad alcun intervento di disinfestazione e si evita anche la concimazione di fondo, considerata la rusticità della specie che si coltiva senza problemi sui residui della coltivazione precedente.

         Sulla proda viene sistemata un’unica rete per il sostegno delle piante, che viene sollevata nel corso della coltivazione, con maglie di dimensioni 17 x 15 cm. In ogni maglia viene disposta una piantina. Tuttavia quando si procede ad un trapianto tardivo, con produzione in piena estate (luglio) è preferibile distanziare maggiormente le piante per evitare eccessi di umidità all’interno della coltivazione ed il contatto delle piante che sono causa dello sviluppo di funghi ed in particolare della peronospora. In questo caso si evita il trapianto nella maglia centrale. Gli impianti così effettuati consentono di ottenere densità di piantagione da 13 a 20 piante/mq netto, considerato che si lasciano corridoi di pari larghezza delle prode (50 cm). Si consiglia, comunque, di mantenere le distanze massime (25 x 15 cm), per evitare di incorrere in problemi fitopatologici, mentre in pieno campo si può ridurre le distanze a 20 x 10 cm ottenendo densità di 35 piante/mq lordo (17 piante/mq netto).

Concimazione ed irrigazione

         La Molucella si giova degli interventi di letamazione pratica sulla coltivazione che la precede, mentre la concimazione di copertura si effettua somministrando un concime a basso titolo in azoto (tipo 13:17:17) in forma granulare e nella dose di 1 q.le/1.000 mq.

La concimazione di fondo deve essere: letame bovino maturo 5 kg/m2 , perfosfato minerale 140 gr/m2 ,  calcio sotto forma di gesso agricolo (aiuta ada abbassare il pH) alla dose di 150 gr/m2 , solfato di magnesio 50 gr/m2 , solfato di potassio 100 gr/m2 (le quantità sono orientative e variano in funzione dei risultati dell'analisi del terreno).

Si può anche procede a 2-3 interventi in fertirrigazione, a partire dalla seconda settimana dal trapianto, somministrando 3-5 kg di un concime solubile con titolo 0,75:1:1 in modo da apportare 10 unità di azoto, 14 di fosforo ed altrettante di potassio.

Al trapianto è bene effettuare un'irrigazione con uno stimolante radicale per favorire l'attecchimento. Comunque sia, la EC della soluzione circolante non deve essere superiore a 1,75 mS/cm, con meno di 10 ppm di azoto ed il pH deve essere compreso tra il 5,5 e 6,5.

 La lavorazione  deve essere effettuata a 30-40 cm di profondità, dopo aver preventivamente disinfettato il terreno [con bromuro di metile o con Basamid (80 gr/mq) o con 1,3D (40 gr/mq)+ Vapam 200gr/mq]

         Per migliorare la qualità degli steli si può anche intervenire con apporto di fertilizzanti fogliari contenenti stimolanti ed ad alto titolo in potassio (tipo 10:15:45), nella dose di 100 gr/hl.

         Il potassio è fondamentale per ottenere steli di buona qualità (robusti) e adeguatamente colorati (verde intenso).

         Riguardo all’irrigazione la Molucella si mostra piuttosto sensibile sia ai difetti sia agli eccessi e sensibile alla bagnatura delle foglie, per c ui va impiegato esclusivamente un impianto di irrigazione basale a microportata. Quando gli apporti idrici non sono equilibrati si possono verificare imperfezioni quali l’eccessivo allungamento degli steli (tendono a sfilare) o la crescita stentata delle piante; inoltre, come già riferito, possono insorgere gravi fisiopatie. In pieno campo non si manifestano gli stress da ambiente protetto e la coltivazione va irrigata solo in condizioni di eccessiva siccità.

Altre operazioni

         Le altre operazioni colturali sono limitate al sollevamento della rete di sostegno (che non viene utilizzata in caso di coltivazione di pien’aria) ed alla lotta alle erbe infestanti che nascono negli interfilari. Per quest’ultimo aspetto si preferisce intervenire meccanicamente con leggere erpicature o sarchiature che, nel caso di concimazione granulare, consentono anche di intererrare i fertilizzanti.

 

Problematiche abiotiche

Il pH elevato del substrato include sintomi di arresto o un'irregolare crescita delle piante nelle linee o ancora, una sviluppo irregolare sviluppo delle radici. Un pH molto alto può comportare una carenza di ferro e di boro. Si può intervenire somministrando concimi a base di solfati o, addirittura, con acido nitrico o fosforico.

La carenza di ferro può essere dovuta per l'alto valore di pH oppure substrato freddo, bagnato il quale, in queste condizioni, riduce la possibilità, da parte della pianta, di assorbire questo elemento. Il sintomo principale di questo tipo di carenza è identificato nell'ingiallimento delle parti internervali delle foglie disposte nella zona apicale della pianta.  I rimedi consistono nell'identificazione della causa della deficienza: se il pH è elevato, si può procedere con una somministrazione, in via puramente indicativa, con solfato di ferro ad una concentrazione di 0,25gr/lt applicato a saturare il substrato; se la carenza di ferro è dovuta invece al substrato freddo e bagnato, bisogna procedere con l'interruzione degl'interventi irrigui ed un riscaldamento aereo, metodo che permetterà di verificare miglioramenti entro 3-4 giorni.

Alta conducibiltà elettrica dell'acqua d'irrigazione può portare ad un ingiallimento diffuso della vegetazione ed, in casi estremi, a tipiche bruciature dei margini fogliari; la controprova di una tale condizione è fornita dalla bruciatura degli apici delle radici e da uno sviluppo stentato delle stesse; se non si dispone di acqua piovana o d'impianto di osmosi delle acque d'irrigazione, l'unico rimedio è fornito dal mantenimento quanto più costante del livello di umidità del substrato.  Alte temperature (superiori ai 35°C) portano alla chiusura degli stomi ed al blocco dello sviluppo vegetativo, così come le basse temperature (inferiori ai 4°C). temperature inferiori allo zero comportano gravi danni alla piante.

Luminosità eccessiva porta ad uno sviluppo stentato della pianta ed in casi estremi, con ustioni sulle parti centrali delle foglie più tenere; scarsa luminosità comporta un allungamento abnorme degli internodi ed, in casi estremi, all'eziolamento delle parti verdi.

 

Parassiti animali e vegetali

         Tra i principali nemici animali ricordiamo i tripidi, che sono anche vettori di virus contro i quali si interviene con un trattamento un mese prima della raccolta.

         Tra i parassiti vegetali si segnalano la muffa grigia (botrytis cinerea), la sclerotinia e la peronospora.

Malattie crittogamiche

 

Maculature Fogliari

Dovuti a diversi agenti (Colletotrichum, Heteropatella, Phyllostictai, Septoriai), la sintomatologia prevede comparsa di macchie brunastre o di seccume sulle lamine fogliari, assumendo diverse forme e talvolta perforando i tessuti. La difesa prevede, alla comparsa dei primi sintomi, di trattamenti con Benomyl, Clortalonil od ossicloruro di Rame.

 

Oidio

L’azione è espletata da  Oidium spp, sviluppando su tutta la parte aerea macchie feltrose biancastre che tendono a costituire un velo causando avvizzimenti e talvolta, raggiungendo anche il totale disseccamento delle parti più colpite. La difesa va effettuata con zolfo bagnabile o con prodotti antioidici specifici, durante il periodo primaverile-estivo.

 

Marciumi basali.

Gli agenti possono essere Rhizoctonia solani, Pythium debarianum e Phytophtora spp.: essi colpiscono soprattutto le giovani piante in semenzaio ma anche soggetti adulti, generando annerimenti e marciumi dei tessuti basali. Le piante affette avvizziscono. La lotta è soprattutto preventiva, adottando piante sane e procedendo alla disinfezione del terreno. La lotta chimica può avvenire attraverso la distruzione dei soggetti infetti, con trattamenti a base di procimidone o di tolcofos-metile (nel caso di Rhizoctonia solani accertata) e di benalaxil, metalaxil o propamocarb contro gli altri patogeni.

 

Botrite

La muffa grigia è generata da Botrytis cinerea che, soprattutto in periodi umidi e piovosi, in condizioni di scarsa luminosità, manifesta la sua presenza attraverso la presenza di macchie rotondeggianti brunastre sulle parti tenere delle foglie e dei fiori, diffondendosi poi su tutta la vegetazione producendo marciumi ed avvizzimenti. La difesa deve essere effettuata attraverso la riduzione preventiva di elevata umidità ed adottando un’adeguata densità delle piante per far circolare al meglio l’aria all’interno della vegetazione o, in caso di attacco, con difluanide, tiofanate-metile o vinclozolin.

 

Peronospora.

Agente è la Peronospora spp, il quale blocca la crescita della piante, genera un raccorciamento degli internodi nella porzione apicale degli steli fiorali. Le foglie basali tendono ad arrotolarsi al bordo verso la pagina inferiore. Sulla pagina inferiore delle foglie vi può essere la presenza di una muffa biancastra composta da conidiofori e conidi ed in corrispondenza della quale compare una macchia giallastra sulla pagina superiore della foglia.

La lotta deve essere effettuata in via preventiva, attraverso una corretta areazione delle serre, densità d’impianto adeguate alla circolazione dell’aria ed alla regolazione dell’umidità interna alla serra, nella scelta dell’impianto d’irrigazione più idoneo per evitare bagnature della parte aerea (irrigazione a goccia). La lotta chimica deve essere effettuata  con l’uso di prodotti a base di propamocarb, ossicloruro di rame, ziram, o comunque, ditiocarbammati in miscela con una fenilammide.

 

Marciume dello stelo o Mal dello sclerozio:

azione dovuta allo Sclerotium rolfsii, l’infezione si manifesta durante la stagione calda e umida, con marcescenza dello stelo e disseccamento dell e piante. Sui tessuti infetti si sviluppa una muffa bianca con corpiccioli nerastri (sclerozi). Ai primi sintomi, bisogna effettuare trattamenti localizzati con dicloran, vinclozolin o tiofanate-metile.

 

 

Tracheomicosi

Gli agenti possono essere due: il Fusarium oxysporum ed il Verticillium albo-atrum. Essi agiscono soprattutto durante la stagione calda, generando improvvisi avvizzimenti e disseccamenti. Quando si effettuano tagli trasversali sul fusto, si può rilevare la presenza di annerimenti del sistema vascolare. La lotta è soprattutto preventiva, adottando piante sane e procedendo alla disinfezione del terreno. La lotta chimica può avvenire attraverso la distruzione dei soggetti infetti e con trattamenti a base di benzimidazoli da distribuire al terreno, per evitare la veloce diffusione del patogeno nel terreno.

 

PARASSITI ANIMALI

 

Defogliatori

Gli attacchi sono perpetrati dalla nottua del cavolo (Mamaestra brassicae) e dalla nottua degli orti (Maestra oleracea) le cui larve rodono di notte, mentre di giorno vanno sulla superficie del terreno o a poca profondità senza compiere alcuna azione, assumendo la tipica forma a C. Le erosioni fogliari ed il taglio dei giovani e teneri germogli  sono la sintomatologia più evidente. La lotta si effettua con l’uso di contatticidi a base di piretro, piretroidi, malation o acefale, avendo l’attenzione di distribuirli alla base delle piante al terreno, o mediante la creazione di esche con crusca avvelenata attorno ai colletti delle piante da proteggere.

 

MINATRICI

Liriomyza Trifolii: quest'insetto arreca notevoli danni se non contrastato in tempo.  Il danno è costituito dalle mine scavate dalle larve sulle foglie ed è direttamente proporzionale al numero delle mine stesse; infatti le foglie molto colpite disseccano per cui si hanno danni estetici e produttivi, per il rallentamento dell'attività fotosintetica. E' quindi necessario fare dei trattamenti preventivi con insetticidi a base di Abamectina (Vertimec), Cyromazina (Trigard), Cartap Hydrochloride (Sanvex), alternandoli ogni 12 giorni. E' bene comunque utilizzare delle trappole cromatiche per rilevare la presenza degli adulti e regolare, di conseguenza, l'intervallo di tempo tra un trattamento e l'altro.

 

AFIDI

Gli agenti possono essere due: Myzus persicae, Aphis fabae. Posseggono entrambi diverse generazioni e possono manifestarsi con attacchi elevati. Si dispongono a manicotto intorno agli apici vegetativi e sulle foglioline, producendo alle piante deperimenti anche gravi, con produzione di melata e possibile trasmissione di virus. Può risultare danneggiata la fioritura. I trattamenti devono essere ciclici e continui con prodotti a base di Pirimicarb (Pirimor), Etiofencarb (Croneton),Lamda-Cyhalothrin (Karate) e Dimetoato (Rogor, Chimigor).

 

TRIPIDI

L'azione è dovuta all'Heliothrips Haemorroidalis: crea sui germogli e sui fiori in boccio, gravi distorsioni delle parti colpite. Facilmente si possono rilevare all'interno dei bccioli fiorali.

L'alternanza di Methomyl (Lannate) e di Abamectina (Vertimec) è molto efficace nel controllo di questi insetti.

 

 

 

Ragnetto

 È l’acaro pallido del ciclamino, scientificamente conosciuto con il nome di Steneotarsonemus pallidus, quello che genera attacchi diffusi. Esso, rifuggendo la luce, trova riparo nelle gemme o tra le folgie o sugli apici vegetativi. Le foglie assumono dimensione ridotta e deformata, con il lembo ispessito e talvolta arrotolato, con la vegetazione sofferente. La lotta deve essere effettuata con insetticidi cloroderivati (endosulfan o dicofol), i quali sembra che diano i migliori risultati.

 

 

Raccolta, selezione e confezionamento

         Ogni pianta produce 3-4 steli, di cui quello centrale viene chiamato “capoceppo” ed è quello di maggiore dimensione (80 cm in media); gli altri vengono commercializzati come prodotto di “prima” (50-60 cm) o “seconda” (40 cm). Il prezzo del prodotto di prima, tuttavia, non si discosta molto da quello extra (differenza del 5-6%).

         La raccolta si può effettuare raccogliendo prima lo stelo principale ed aspettando l’emissione di getti laterali comunque utilizzabili in seconda raccolta, oppure estirpando l’intera pianta. Nel primo caso l’incidenza della manodopera è maggiore, ma si ottiene un prodotto di migliore qualità.

         Come già accennato il maggiore impegno (circa l’80% del totale della manodopera) è richiesto dalla preparazione degli steli. Infatti ogni stelo dev’essere “pulito” dalle foglie che sono disposte vicino ad ogni “campanello” ed all’apice dello stesso. Considerata la presenza di 3-4 file di “campanelli” si calcola che occorre staccare circa 56 foglie per una lunghezza di 70 cm più il ciuffo di foglie apicali. In definitiva un operaio di media esperienza riesce a pulire dai 12 ai 15 steli in un ora e, considerato che ogni confezione è composta da 10 steli, a preparare circa 15 confezioni in una giornata lavorativa.

Per una lunga durata in vaso, bisogna disporre gli steli appena raccolti in acqua. Per una spedizione immediata, trattare la base degli steli immergendoli in acqua calda (21-25 gradi) contenente conservanti fiorali, per poi disporli in frigoconservazione a 7-10 gradi per una notte. I conservanti fiorali devono contenere saccarosio (zucchero comune) + chinosol o un altro battericida per favorire l'assunzione dell'acqua. La colorazione si può sviluppare anche dopo la raccolta ponendo i fiori sotto l'illuminazione (2klux). Possono resistere senz'acqua al massimo per 3-4 giorni a 4°C.

 

         I prezzi di vendita nell’ultimo anno sui mercati regionali si sono attestati intorno ai 3,00 €/confezione per il prodotto extra e sui 2,80 €/confezione per il prodotto di “prima”, toccando punte di 4,00 € per l’extra solo nei mesi estivi per il prodotto importato, in mancanza di quello locale. Appare così evidente che la convenienza a coltivare questa specie risiede solo nella possibilità di impiegare manodopera familiare, che deve anche specializzarsi nell’operazione di preparazione per evitare di danneggiare il prodotto.