Delphinium |
![]() ![]() |
Il delphinium è una specie con ciclo biennale ed una notevolissima produzione, non difficile da coltivare, le cui spighe possono raggiungere diversa altezza (da 125 a 200 cm), a seconda se discendono dal gruppo Belladonna o dal gruppo Elatum. Altro fattore che incide sull'altezza degli steli fiorali è rappresentato dalle condizioni climatiche specifiche. Infine l’apporto costante d’acqua e le temperature ottimali, condizioni rinvenibili negli ambienti di coltivazione protetti, incidono positivamente sulla qualità delle produzioni.
Le esigenze climatiche
Nella fase che va dalla germinazione fino alla fioritura, la temperatura dev’essere mantenuta intorno ai 15°C.
Nella fase di crescita la temperatura ottimale è di 14 °c minima e la massima 25-30 °; i nuovi ibridi, però, resistono molto bene anche a valori termici notevolmente più bassi (fino a pochi gradi oltre lo 0°C).
In serra le temperature ottimali sono comprese tra i 15°C minimi notturni e i 24°C massimi diurni. Quando il livello termico supera i 30°C il Delphinium blocca la crescita.
L’impiego di una rete ombreggiante al 50% è utile a ridurre la luminosità e contenere la temperatura nel periodo estivo.
La temperatura e la luce influenzano la fioritura: più a lungo la temperatura è alta e/o la durata del giorno diventa lunga, tanto più la fioritura sarà rapida, ma si ridurra la lunghezza dello stelo e il numero dei fiori, viceversa con le basse temperature.
E' una specie a giorno lungo: l'induzione a fiore non è legata alle basse temperature, ma è stimolata da valori termici elevati e, come già riferito, dal numero minmo di 16 ore di luce.
Durante l’inverno i nuovi ibridi della tipologia “candela”, negli ambienti di coltivazione campani, non necessitano di apporto di luce supplementare ed anche l’impiego di fitoregolatori di crescita non sono raccomandati.
Il substrato colturale deve essere ben drenato, mediamente fornito di sostanze nutritive, ricco di sostanza organica, con pH compreso tra 6,0 e 6,5 ed esente da patogeni.
Tradizionalmente la produzione delle piantine si ottiene a partire dal seme. L'importante novità, introdotta in questi ultimi anni, è rappresentata dall'applicazione della tecnica di riproduzione per meristemi. Questa tecnica consente di migliorare la tenuta in acqua degli steli fiorali che, nel caso di piantine provenienti da seme, resistono solo pochi giorni. I fiori ottenuti da piante riprodotte in vitro ha una durata che arriva fino a dieci giorni (con gli opportuni trattamenti che saranno in seguito indicati).
A partire dal seme
Dal seme si ottengono le piantine in 6-7 settimane, secondo le condizioni climatiche dell’ambiente di coltivazione. Questo periodo si suddivide in quattro fasi, durante le quali bisogna porre particolare attenzione alle crittogame.
In particolare, gli attacchi di pithium possono rappresentare un problema nella fase due e tre e la specie si mostra sensibile al marciume radicale soprattutto in presenza d’eccessi idrici.
La germinazione è favorita dalla vernalizzazione del seme.
Nella prima fase ( primi dodici giorni, a partire dalla semina), bisogna intervenire con l’irrigazione mantenendo il substrato umido. Durante questo periodo va somministrato un fungicida (p.a. etidiazole) per prevenire malattie legate alla presenza d’umidità nel substrato. I semi vanno coperti con vermiculite, utilizzando una misura media, in modo da mantenere il tasso igrometrico relativo intorno a valori del 95%, necessario per una germinazione uniforme.
L’impiego di una camera di germinazione consente di ottenere ottimi risultati anche in considerazione della variabilità di germinazione del seme.
Per interrompere la dormienza dei semi è bene far oscillare la temperatura tra i 10 °C notturni e i 20 °C diurni (circa 8 ore). Per ottenere un risultato ottimale è bene lasciare ancora due-tre giorni i “plug” nella camera dopo l’inizio della germinazione. In questa fase l’apporto di luce non conferisce alcun vantaggio, mentre va evitata la luce diretta solare fino a quando i cotiledono sono completamente emersi. Questa fase può avere una durata diversa in funzione dell’energia del seme; quando si prolunga eccessivamente i semi danno luogo a piantine che, poi, si presentano filate.
La seconda fase si protrae per circa una settimana (fino al ventunesimo giorno). I “plug” vanno rimossi dalla camera di germinazione quando i cotiledoni sono completamente aperti. In questa fase si apporta azoto sotto forma di nitrato di calcio alla dose di 75-100 ppm (mg/kg), mantenendo la EC a valori inferiori a 500 mS fino al termine del periodo. L’irrigazione si pratica solo se necessario. Le piantine vanno poste in serra fredda, a temperatura di 15-18°C, ventilando e sistemandole in posizione ben illuminata.
Dal ventiduesimo giorno, fino al termine della quinta settimana, si svolge la fase numero tre, durante la quale cominciano a formarsi le vere foglie. Durante questo periodo bisogna apportare azoto a dosi di 50 ppm due volte a settimana, alternando concimi a titolo 14:0:14 e 20:10:20. Dopo una settimana la quantità d’azoto va aumentati fino a 100 ppm, sempre con stessa cadenza. La EC va aumentata fino a 600 mS, mentre il PH deve mantenersi tra 5,5 e 6,3.
Rispetto agli apporti irrigui, si consiglia di far asciugare il substrato tra un’irrigazione e l’altra per stimolare lo sviluppo delle radici in profondità. Le giovani piante non devono essere esposte (in questa fase) a temperature superiori ai 25°C. Dal trapianto fino all’emissione dell’infiorescenza le piante vanno mantenute a livelli termici compresi tra i 15 ed i 18°C, garantendo una buona ventilazione per evitare attacchi fungini. Il delphinium,infatti, è sensibile agli attacchi di pithium, rhizoctonia e phytophtora, sia all’apparato ipogeo sia a quello epigeo. Pertanto è bene adottare tutte le tecniche di prevenzione, irrigando, in particolare, nelle prime ore del mattino.
La quarta fase si svolge tra la quinta e la sesta settimana, durante la quale è importante ridurre i livelli termici per consentire alle piante di irrobustirsi. La EC va mantenuta intorno a 800 mS, mentre le temperature ottimali sono comprese tra i 18 °C diurni e i 15°C notturni. A questo punto le piante sono prossime alla dimensione ottimale per il trapianto e presentano 4-5 foglie. Poiché i Delphinium presentano un apparato radicale fittonante, non bisogna ritardare il trapianto pena una ridotta qualità delle piante e delle infiorescenze.
Da meristema
La produzione meristematica delle nuove varietà giapponesi viene fatta in laboratori ubicati in India e Taiwan. Questi ultimi trasferiscono le piantine, come ex-agar, ad aziende italiane le quali provvedono alla fase di acclimatazione e radicazione, prima di immetterle sul mercato. In media necessitano circa tre mesi (otto settimane per l'acclimatazione e cinque per la radicazione) per completare la preparazione delle piantine, per cui le richieste dei floricoltori devono tener conto di tali tempi tecnici.
Le varietà riprodotte per meristema sono in prova, in alcuni degli ambienti floricoli italiani (Campania,Toscana, Puglia, Lazio e Sicilia), da circa tre anni e nel 2005 si è passati alla fase produttiva. Le piantine sono vendute in plug da tre cm in vassoi da 66 piantine.
Complessivamente la superficie investita in Italia con nuove varietà di delphinium derivanti da meristema è circa 2.000 mq. La limitata diffusione è giustificata sia dall'introduzione di nuove varietà sia dalla difficoltà insita nel processo di moltiplicazione in vitro, per cui non c'è molta disponibilità di materiale. Infine va sottolinato che in Italia si è persa quasi del tutto l'abitudine ad utilizzare questo fiore.
La coltivazione del delphinium, fuori del nostro paese, è molto diffusa in Giappone, Spagna, Israele, Colombia ed Equador.
I cicli colturali e la coltivazione
Per i nuovi ibridi riprodotti per via meristematica il trapianto si può effettuare nella prima decade di ottobre, con fioritura scalare tra metà gennaio e metà febbraio, oppure il ciclo può avere inizio con trapianto ad inizio febbario e raccolta a partire dalla prima decade di maggio fino agli inizi di giugno.
Nell'ipotesi di trapianto ad ottobre, dopo aver ottenuto l'unico fiore nel periodo invernale, la pianta ricaccia a partire da metà aprile fino a metà giugno, con una produzione media di quattro fiori/pianta. Al termine della raccolta le piante vengono tagliate alla base e lasciate riposare nel periodo estivo (luglio-agosto), durante il quale si praticheranno gli opportuni trattamenti di difesa da insetti e crittogame, per prepararle alla successiva rimonta (sempre 4 fiori in media per pianta) che si realizza tra settembre ed ottobre. Il ciclo, quindi, riparte per una seconda annata che consentirà di ottenere una produzione media di 12-15 steli per pianta.
Con le cultivar standard provenienti da seme, invece, dopo la prima raccolta dell'unico stelo fiorale si può ottenere al massimo una seconda produzione con fiori di qualità molto scadente.
La differenza produttiva, però, è accompagnata da un altrettanto differente costo delle piantine che passa dai 0,10 €/pianta, per quelle da standard seme, ai 2,00 €/pianta per i nuovi ibridi riprodotti da meristema.
E’ importante evitare il trapianto di piante che presentano radici troppo fitte, poiché potrebbero fiorire prematuramente.
E' preferibile piantare su prode legermente rialzate (10-15 cm) per favorire il drenaggio anche per la durata biennale della coltivazione.
Per evitare attacchi di pithium si consiglia di disinfettare il terreno con bromuro ogni ciclo colturale.
La concimazione di fondo a base di sostanza organica consente di migliorare la struttura del substrato agendo positivamente sulla fertilità.
Le piantine vanno sistemate in quadrato con distanze di 25 x 25 cm oppure 30 x 30 cm, con una densità lorda pari a 12-16- piante/mq. Si sistema una rete di supporto, con maglie larghe appunto 25 x 25 cm, ed in ogni luce si sistemano una pianta. Lasciando corridoi di circa 50 cm tra una proda e l'altra la densità netta è pari a 8 piante/mq.
La concimazione
Il delphinium assorbe pochi nutritivi all'inizio della coltivazione, mentre i fabbisogni aumentano con la crescita.
La concimazione di fondo va fatta, oltre che con l'apporto di sostanza organica nella dose di ..........., con un concime chimico ternario avente rapporto N:P:K pari a 1:2:2 (tipo 2:4:4); la dose consigliata è di 10-15 kg/1.000 mq, secondo la situazione aziendale rilevata dall'analisi chimica del terreno.
Quando si effettua la coltivazione in coltura protetta si comincia a fertirrigare una settimana dopo il trapianto, fino all'induzione fiorale, somministrando un concime ad alto titolo in azoto (tipo 21:7:14) a cadenza bisettimanale, apportando 8 kg/1.000 mq di superficie. Successivamente, nella fase di fioritura, si passa ad un ternario ad alto titolo in potassio (tipo 8:20:30), utilizzando la stessa dose e gli stessi intervalli. In caso di coltivazione in pien’aria potrebbe essere necessario intervenire con apporti supplementari.
Ad inizio coltura è molto importante mantenere bassa la concentrazione dei concimi pena la perdita di radici.
La EC non deve superare i 1.000 mS (ottimale sarebbe mantenerlo intorno a 500 -600 mS), mentre il pH va mantenuto intorno a valori di 6,0-6,5. Con elevati valori del pH e della EC la coltivazione perde notevolmente in qualità.
La raccolta e l'impiego
Gli ibridi di delphinium riprodotti per meristema hanno una migliore durata in vaso rispetto a quelli provenienti da seme, tuttavia si consiglia di usare un trattamento post-raccolta con STS 75 + TOG 3 perchè trattasi di una specie sensibile all'etilene, gas che ne pregiudica la durata .
I colori più richiesti sono il bianco, il blue scuro e l'azzurro, anche se sono presenti in commercio varietà di colore blue chiaro e porpora-giallo. In genere il Bianco è il colore più richiesto in Italia.
Le varietà si distinguono anche per la lunghezza del ciclo in extraprecoci e precoci, mentre altro elemento caratterizzante è rappresentato dalla lunghezza media dello stelo che va dai 100 ai 140 cm per le varietà extraprecoci e dai 130 ai 180 cm in quelle precoci.
Il delphinium è un fiore molto elegante e può essere usato per differenti addobbi; in Italia, però, è impiegato principalmente per matrimoni ed occasioni particolari.
La difesa
Tra i parassiti animali si segnalano i tripidi, agenti vettori di tospo-virus, la minatrice fogliare che provoca danni all’apparato fogliare, la bega del garofano e gli afidi.
Tra le malattie più dannose troviamo l’oidio, che provoca danni sia nella fase vegetativa sia in quella riproduttiva, la peronospora, la botrite ed i marciumi causati dai pithium.
Una problematica fisiologica è rappresentata dalla spaccatura dello stelo causata da eccessi di azoto.
Oidio
Negli ambienti di coltivazione italiani l'oidio è causato da Erisyphe polygoni, che provoca la comparsa del tipico feltro micelico bianco. La malattia compare di solito poco prima della fioritura su foglie, steli e talvolta sui peduncoli, colpendo soprattutto le cultivar con fiori a tinte più scure e viola.
Peronospora
Il fungo attacca gli ultimi fiori della spiga causando dapprima l'imbrunimento dello stelo e successivamente il piegamento della stessa spiga con caduta dei fiori.
Botrite
La botrytis cinerea si presenta ad inizio induzione fiorale ed in piena fioritura, con la comparsa della tipica muffa grigia. I fiori sono danneggiati irrversibilmente.