CRISANTEMO

(Dentranthema grandiflora)

 

 

Il crisantemo, in tutte le sue forme prodotte, sono i più popolari fiori venduti al mondo. Tale diffusione è avvenuta per l’innumerevole quantità di varietà presenti sul mercato, differenziandosi per colore, forma del fiore, dimensione del fiore, per la possibilità di coltivazione lungo tutto l’arco dell’anno attraverso un’attenta programmazione e per i continui miglioramenti e per l’introduzione di novità varietali.

Pianta erbacea rizomatosa, appartiene alla famiglia delle composite e le cui varietà coltivate provengono per lo più da due forme suberbacee: Chrysantemum indicum e Chrysantemum morifolium e da successive selezioni. L’infiorescenza è caratterizzata da un capolino composto da fiori ligulati femminili e da fiori del disco ermafroditi. Lo stelo porta alla base delle foglie incise, pennato lobate, con stipole alla base del picciolo.

Il crisantemo può essere classificato in base alla forma del capolino, in:

 

a margherita: con ligule semplici;

ad anemone: in cui il disco è molto più grande che nel gruppo precedente;

pompon: privo di fiori nel disco;

spider: con fiori ligulati esterni assai lunghi e disposti a formare un doccia, mentre i fiori ligulati interni sono corti, assumendo la tipica conformazione di un ragno (spider, in inglese);

a palla: capolini dal diametro di circa 20-30 cm, con le ligule rivolte verso l’alto ed il disco non è visibile.

 

INDUZIONE ALLA FIORITURA

La possibilità di coltivare il crisantemo durante tutto l’arco dell’anno è dovuto alla sensibilità al fotoperiodo: naturalmente, esso reagisce in condizione di giorno breve (W.W.Garner, H.A. Allard, 1920). L’induzione a fiore avviene, in genere, quando la durata del giorno è di nove ore (15 ore di buio). Ciò vuol dire che se programmato opportunamente la fase di oscuramento, mediante la disposizione di un telo nero sulla coltivazione atto a non far penetrare nessun raggio di luce, la fioritura può avvenire in qualsiasi momento dell’anno e non solo quando è l’epoca di fioritura naturale (ottobre). In realtà l’induzione a fiore è collegata alla durata del buio più che alla lunghezza del giorno. Infatti, sin dal 1940 esperimenti condotti dai coltivatori hanno fatto capire l’importanza dell’uso di teli neri oscuranti, disposti sulla coltivazione, dalle 17 del pomeriggio fino alle 8 del mattino seguente. E’ stato creato così un giorno corto in maniera artificiale (9 ore) per far fiorire tutte le varietà anche durante il periodo estivo (a giorno lungo e notte breve). E’ però necessario fare in modo che le piantine possano svilupparsi normalmente prima di essere indotte: fin quando esse non raggiungono l’altezza di 40 cm, la durata del giorno deve essere notevole (quindi non bisogna provvedere all’oscuramento). Durante l’inverno il discorso si capovolge: è necessario somministrare luce supplementare nelle prime fasi di crescita per aiutare la fase vegetativa attraverso l’applicazione di lampade ad incandescenza. La quantità di luce da somministrare, così come la durata dell’oscuramento, dipendono dalla latitudine, dalla temperatura e dalla varietà. In particolare, ciascuna varietà appartiene ad un gruppo identificato per il “tempo di reazione”: esso è il numero di settimane che intercorre tra l’inizio del giorno corto e la raccolta. Tali gruppi vanno dai precoci (7 settimane di reazione), agli intermedi (9-10 settimane di reazione) ai tardivi (14 settimane di reazione). Normalmente la programmazione, utilizzando la luce naturale, avviene utilizzando le varietà del gruppo dei precoci per fioritura fine ottobre, quelli intermedi per fioritura a fine novembre e quelli tardivi per dicembre. Considerando il tempo necessario per far accrescere le piante ad un’altezza adeguata per poi permettere l’induzione a fiore (circa 4 settimane per ottenere una pianta alta tra i 30 ed i 40 cm), il calcolo di quando effettuare il trapianto è fatto in maniera semplice se si utilizza la luce naturale alle nostre latitudini. Per esempio, per far fiorire nella seconda quindicina di dicembre una varietà a 14 settimane di reazione, bisogna calcolare 14 settimane prima l’inizio del giorno corto (prima settimana di settembre): aggiungendo 4 settimane al totale per la crescita della piantina, è necessario trapiantare questa varietà all’inizio di agosto.

L’induzione a fiore può avvenire, per alcune varietà, anche con la lunghezza del buio di 11,5 ore: quando la durata della notte si avvicina alle 12 ore (equinozio) è necessario utilizzare luci ad incandescenza per interrompere la durata del buio notturno. Quest’ultimo non deve essere superiore alle 5 ore continue. Per esempio, la lunghezza del giorno medio invernale va dalle 8: 00 alle 16: 00 circa. Si procede quindi all’illuminazione notturna dalle 21:00 alle 03:00, creando così 2 periodi da 5 ore di buio prima e dopo l’intervento con la luce artificiale. Per fare ciò non è necessario fornire luce in maniera continua, bensì basta interrompere il buio notturno: luci collegate ad un timer che creano un’intermittenza sono sufficienti allo scopo e permettono un notevole risparmio di energia. Gli intervalli d’illuminazione devono essere regolati a 6 minuti di luce ogni 24 minuti di buio. Alcuni tendono ad usare intervalli di luce più lunghi e quelli di buio più corti per lavorare in maggiore sicurezza (12 min. di luce e 18 di buio oppure 2 min di luce ed 8 di buio). E’ importante separare bene le parcelle interessate all’illuminazione ed all’oscuramento: esse devono essere circoscritte e ben schermate in entrambi i casi, per far sì che l’influenza della luce non intervenga, in maniera inopportuna, ad indurre la fase vegetativa.

Le luci devono essere disposte in maniera da garantire 16W/m2 all’altezza della pianta: ogni 1,8 m tra le fila e sulle fila, ad un’altezza di 1,5 m ed utilizzando luci da 150W, con linea elettrificata a 220 volts. Per un ulteriore risparmio energetico, molti coltivatori sistemano le luci a 2 m di altezza, distanti tra loro 3m x 3m, utilizzando sempre lampade da 150W. Alla latitudine dell’Italia, è necessario tener presente la seguente tabella:

 

Data di trapianto

Illuminazione

Oscuramento

(Da h=30cm fino a colorazione avvenuta)

Settembre

2 ore

No

Ottobre

3 ore

No

Novembre

4 ore

No

Dicembre

5 ore

No

Gennaio

4,5 ore

No

Febbraio

4 ore

No

Marzo

2,5 ore

No

Aprile

1,5 ora

Generare 14 ore di buio totale

Maggio

No

Generare 14 ore di buio totale

Giugno

No

Generare 14 ore di buio totale

Luglio

No

Generare 14 ore di buio totale

Agosto

No

Generare 14 ore di buio totale

 

Ovviamente, queste considerazioni nascono da calcoli effettuati in base alla seguente tabella, dove si descrive le ore ed i minuti di luce al giorno in funzione del periodo dell’anno a latitudine 40°N – media italiana (bisogna aggiungere 30 minuti per effetto della rifrazione crepuscolare e dell’alba, luce fotoperiodica comunque attiva).

 

 

 

Per effettuare un corretto processo di illuminazione e/o oscuramento per una corretta programmazione della fioritura, a solo titolo di orientamento, è possibile seguire la seguente tabella per una varietà a 7,5 weeks di reazione, piantando sempre lo stesso giorno della settimana (ad esempio il giovedì), garantendo una temperatura notturna costante almeno a 18°C (a T pari a 16°C notturni aggiungere 1 giorno di oscuramento in più) :

 

trapianto week

n. foglie per oscuramento

Durata oscuramento (gg)

Ripresa di luce (gg) eventuale

Raccolta in week

 

1

18

17

5

14

 

2

18

17

5

15

 

3

18

17

4

16 (lun)

 

4

17

17

4

16 (ven)

 

5

17

16

3

17

 

6

17

16

3

18 (lun)

 

7

16

16

3

18 (ven)

 

8

16

15

2

19

 

9

15

15

2

20 (lun)

 

10

15

15

2

20 (ven)

 

11

15

15

2

21

 

12

14

No

 

22

 

13

14

No

 

23

 

14

14

No

 

24

 

15

14

No

 

25

 

16

14

No

 

26

 

17

14

No

 

27

 

18

14

No

 

28

 

19

14

No

 

29

 

20

14

No

 

30

 

21

14

No

 

31

 

22

14

No

 

32

 

23

14

No

 

33

 

24

14

No

 

34

 

25

14

No

 

35

 

26

14

No

 

36

 

27

14

No

 

37

 

28

14

No

 

38

 

29

14

No

 

39

 

30

14

No

 

40

 

31

14

No

 

41

 

32

14

No

 

42

 

33

14

12

2

43

 

34

15

12

2

44-45

 

35

15

13

3

46

 

36

16

14

3

47-48

 

37

16

14

3

49

 

38

17

15

4

50-51

 

39

17

15

4

52

 

40

18

16

4

1-2

 

41

18

16

4

3

 

42

18

17

5

4-5

 

43

18

17

5

6

 

44

18

17

5

7-8

 

45

18-19

18

5

9

 

46

18-19

18

5

10

 

47

18-19

18

5

11 (lun)

 

48

18-19

18

5

11(ven)

 

49

18-19

18

5

12 (lun)

 

50

18-19

18

5

12 (ven)

 

51

18-19

18

5

13 (lun)

 

52

18-19

17

5

13 (lun)

 

 

 

 

 

 

 

Sviluppo Vegetativo

La crescita di tutte le piante è governata dal processo fotosintetico nel quale le piante combinano l’anidride carbonica (CO2) dall’aria con acqua (H2O) dal suolo per formare gli zuccheri. Il ritmo di crescita e di sviluppo è determinata da 4 fattori fondamentali:

La luce

La temperatura

L’umidità relativa

CO2

 

Per una produzione di crisantemo capace di produrre utili economici per tutto l’anno, è fondamentale che questi quattro fattori siano controllati accuratamente: ciò significa che la produzione può avvenire, in maniera sistematica, solo in colture protette.

 

La luce:

La fotosintesi può aver luogo solo se i quattro fattori sopraelencati sono presenti in quantità sufficienti. Il processo può essere espresso dalla formula:

 

CO2+H2O+Energia dalla luceàZuccheri e O2

La luce è assorbita dalla Clorofilla, elementi contenuti in tutte le parti verdi della pianta. La quantità di luce assorbibile presente e a disposizione della pianta (intensità luminosa) è molto importante per la formazione degli zuccheri. Gli zuccheri sono convertiti in elementi più complessi quali cellulose e proteine. Il processo fotosintetica aumenta all’aumentare dell’intensità luminosa. A livelli di intensità luminosa realmente elevati, il processo fotosintetico è limitato dalla disponibilità di CO2. Non vi è processo fotosintetico durante le ore di buio, ma si realizza solo il processo di respirazione: ciò significa che in un ambiente limitato quale è una serra, la presenza di CO2 tende ad aumentare. Questo processo è espresso dalla formula seguente:

 

Zuccheri+O2+ Buioà CO2+H2O

 

L‘intensità luminosa sufficiente per una crescita vigorosa della pianta di crisantemo è quella generata, alle latitudini italiane, nel periodo marzo – ottobre (20 aprile-10 agosto in Olanda): nel periodo invernale la vigoria è ridotta di circa un terzo se non sono applicate lampade ad assimilazione.

 

  

 

La Temperatura:

La temperatura ha profondi effetti sia sullo sviluppo vegetativo che su quello riproduttivo (induzione a fiore).La temperatura diurna influenza il periodo di crescita vegetativa e la temperatura notturna influenza il numero dei fiori indotti e la velocità di formazione del bocciolo fiorale. Nel primo caso, temperature diurne inferiori a quelle ottimali producono una produzione di steli compatta con altezze e calibri degli steli inferiori dagli standard delle singole varietà e una qualità inferiore della produzione globale; temperature notturne superiori a quelle ottimali - >25°C – o inferiori a quelle ottimali - <15°C - inibiscono la formazione del fiore e ritardano la fioritura. Una temperatura notturna compresa tra i 16 ed i 18 °C è adeguata ad un normale sviluppo della fase generativa (induzione a fiore). Nelle zone della fascia mediterranea, una temperatura notturna inferiore a quella sopra espressa potrebbe causare una maggiore crescita vegetativa, piante più alte, ritardi di fioritura, pedicelli fiorali più lunghi, colore del fiore più intenso. Le talee presentano un’ottima performance se provenienti da coltivazioni di piante madri allevate a temperature notturne comprese tra 16 e 18°C: in caso di temperature notturne inferiori rilevate in allevamento di piante madri di crisantemo, (per es. 12-15°C) la fioritura successiva sarà ritardata e poco uniforme; nei casi più gravi, potrebbero manifestarsi ritorni vegetativi o addirittura crescita a rosetta nelle varietà più sensibili alle basse temperature.

 

 L’umidità relativa

Il grado di saturazione dell’aria con il vapore acqueo è molto importante per la coltivazione. Condizioni estreme dovrebbero essere evitate. Il livello più adeguato è compreso tra il 70% ed il 90% (80% optimum). Livelli inferiori o superiori a questi parametri influiscono negativamente sulla crescita del crisantemo. Livelli di umidità relativa atmosferica bassa stimola alti livelli di traspirazione e di respirazione ottenendo un prodotto più robusto e più scuro, specialmente in condizioni di livelli di elevata intensità luminosa. Elevati livelli di umidità relativa – intorno al 90-95% - produce steli flessibili e poco robusti, tali da rendere la pianta più sensibile ad attacchi fungini e batterici.

                               Bassa umidità relativa

                               Vi è una stretta relazione tra l’Umidità relativa e la capacità di assimilazione da parte della pianta. Una coltivazione a rapida crescita ha un tasso elevato di traspirazione che influenza direttamente l’umidità relativa. Tale coltivazione tenderà quindi a soffrire di meno per effetto di un basso livello di umidità generato da lei stessa. Livelli di umidità possono facilmente diventare troppo alti durante i periodi nuvolosi o con nebbie esterne alla serra, con sbalzi termici repentini e in assenza di riscaldamento. Alle latitudini italiane, tale periodo è identificato nella prima parte della primavera e nel tardo autunno. L’uso di fornelli a base di paraffina per la produzione di CO2 possono causare un incremento di umidità relativa, che può essere ridotto sostanzialmente dall’incremento di temperatura. Alla presenza di generatori di CO2 a combustione di metano, il livello di umidità aumenta di circa il 15%. Somministrare acqua attraverso l’irrigazione per aumentare l’umidità relativa può essere utile e non arreca danni alla coltivazione se il livello dell’UR è molto basso: interventi brevi e ripetuti nelle prime ore mattutine e nelle ultime ore prima del tramonto sono efficaci. Specialmente durante la notte, la presenza di una sufficiente quantità di vapore acqueo nell’aria è importante per uno sviluppo adeguato della coltivazione: infatti, è proprio durante la notte che le cellule della pianta si riforniscono di acqua; particolarmente in inverno, quando le radici della pianta non sono particolarmente sviluppate, esse traggono beneficio da un apporto di umidità esterna, producendo foglie più larghe e steli più robusti. Foglie più larghe generano, a loro volta, maggiore superficie fogliere e, quindi, maggiore attività fotosintetica, aumentando quindi la velocità di accrescimento. Elevato tasso di traspirazione è risultato di un basso livello di umidità e può causare danni, come bruciature degli apici fogliari e carente sviluppo dei capolini fiorali.

 

                               Alta umidità relativa

               Elevati livelli di umidità sono altrettanto pericolosi quanto bassi livelli. Il rischio della condensazione del vapore acqueo sulla vegetazione è elevato, e con esso il rischio di infezioni di funghi e batteri. L’alto livello di umidità può essere ridotto attraverso la ventilazione della serra, se necessario combinandolo con il riscaldamento. Umidità relativa superiore al 95% per un lungo periodo può ritardare l’induzione: non tutte le piante hanno la stessa risposta ad elevati livelli di umidità relativa con il risultato che la fioritura non risulta uniforme.

 

 

CO2

La quantità di CO2 disponibile può diventare un fattore limitante nel processo fotosintetico a causa della naturale bassa concentrazione contenuta nell’aria (300 ppm).  Pertanto, l’apporto di CO2 può avere realmente un ruolo fondamentale, soprattutto nel periodo di accrescimento invernale. Il dosaggio ottimale è definito tra 600 e 900 ppm. Concentrazioni maggiori arrestano l’accrescimento della pianta andando a bloccare l’apertura degli stomi. Somministrando CO2,  si ottengono steli più robusti, foglie più larghe e colori più intensi, sia di foglie che dei capolini ed in generale, piante più resistenti. Nella fase finale della coltivazione in prossimità della raccolta, la vegetazione, per effetto della densità d’impianto, non lascia circolare aria e quindi non permette l’adeguato apporto di anidride carbonica: in questo caso, il sintomo più evidente è la debolezza delle foglie. L’apporto di CO2 è efficace soprattutto nei periodi di intensità luminosa scarsa, quali i periodi invernali.

Attenzione particolare bisogna dare al sistema di combustione: esso deve bruciare completamente il combustibile, altrimenti residui di Etilene, monossido di carbonio, anidride solforosa e ioni nitrici possono essere rilasciati in serra, compromettendo la coltivazione stessa. Infatti, l’etilene genera danni all’induzione fiorale se la concentrazione è maggiore di 0,03 ppm. Il permanere di tale situazione può addirittura bloccare l’induzione fiorale facendo fallire l’intera coltivazione. La presenza di etilene  nella fase vegetativa in dosi eccessive sopradescritte può generare anche la rosetta delle piante, una generale senescenza della pianta e un ingiallimento delle foglie. La presenza di monossido di carbonio è velenoso e può essere letale per uomini ed animali. Anidride solforosa e ioni nitrici possono creare necrosi circolari sulla superficie fogliare e senescenza.

 

 

Propagazione

La propagazione più diffusa avviene per talea da piante madri, dopo che il processo d’ibridazione ha portato alla creazione delle varietà attraverso incroci e successiva germinazione per seme (propagazione gamica).

 

Piante madri

In virtù della faciltà di propagazione delle talee e della conseguente predisposizione a diffondere malattie e virus alle piante da cui si originano, la produzione di piante madri deve avvenire in vitro, dopo aver superato il test E.L.I.S.A. (enzyme linked immuno sorbent assay) per la verifica dell’assenza di virus, il P.A.G.E. (poly acryl gel electrophoresis) per verificare l’assenza dello stunt viroide. Se i risultati delle analisi dei test sono negativi, si procede alla coltura in vitro. Da queste piante si procede alla generazione di 50-100 piante da trasferire nella serra delle piante madri per iniziare la produzione di talee. Ogni casa produttrice ha la sua “banca” delle varietà, dove si conservano in totale santià (100% virus and viroid free) i cloni originari da rigenerare periodicamente per essere sempre pronti a produrre nuove piante madri nel caso in cui vi sia un attacco irreversibile nella produzione.

 

Radicazione

Essa avviene inserendo la talea in cubetti di terriccio premiscelato ed umidificato; tali cubetti sono inseriti in cassette di plastica sovrapponibili con fessure alla base per permettere un corretto drenaggio. La radicazione viene stimolata attraverso l’uso di ormoni di radicazione.  Diverse sono le marche di prodotto a concentrazione diverse di auxine - acido indolacetico (IAA), acido naftalenacetico (NAA) e di acido indolbutirrico (IBA), acnhe se quest’ultimo risulta essere il più stabile ed efficace. Per l’uso in condizioni di scarsa luminosità e per le varietà a scarsa capacità di radicazione, una concentrazione compresa tra lo 0,4 e lo 0,8% di IBA, mentre in condizioni normali, una concentrazione tra lo 0,25 e lo 0,4% di IBA è considerato adeguato.

Il terriccio da utilizzare varia in funzione della stagione di trapianto e dalle condizioni microclimatiche della serra. La struttura del terriccio deve essere leggera e arieggiata, con una buona capacità di ritenzione idrica. La soluzione nutritiva non deve contenere troppi nutrienti (circa 0,4 mS/cm2 è sufficiente) ed il pH dovrebbe essere stabile in un valore compretso tra il 5,5 ed il 6,5. Il terriccio deve essere preventivamente sterilizzato o comunque, on garanzia di assenza di microrganismi, di funghi e di insetti. Utilizzando materiali di origine puri, un terriccio che risponda a queste caratteristiche può essere composto da una miscela di torba, perlite e sabbia in proporzione di 50-30-20, aggiungendo del limo (5kg/m3). La miscela deve poi essere portata alla sua capacità di campo mediante somministrazione di acqua   per fare in modo che, attraverso la macchina cubettatrice, essa assuma la forma voluta. Il minimo quantitativo di miscela o di terriccio è di 40-50 millilitri, in un cubetto di circa 3,5 cm3. Il terriccio deve poi essere trattato con anticrittogamici per evitare che le spore di parassiti che accidentalmente portate dalle talee, siano 

 Per ottimizzare il tempo di radicazione, bisogna disporre un telo di plastica dallo spessore di 0,2 mm al di sopra delle cassette per un numero di giorni variabile in funzione della varietà, della temperatura, della luminosità e della durata del giorno. Orientativamente, esso può variare dai 7 ai 12 giorni. Una volta emesse le radici, le talee radicate devono essere scoperte dalla plastica e lasciate per un certo numero di giorni per irrobustirsi e svilupparsi nel cassettino. L’altezza ottimale si verifica accavallando i cassettini: se la giovane pianta raggiunge l’altezza della cassetta accavallata superiormente, senza lasciar spazio, essa è pronta per la consegna.

Durante il periodo di radicazione, bisogna evitare che i raggi solari raggiungano direttamente le talee: bisogna quindi predisporre teli ombreggianti ed azionarli a condizioni di luminosità maggiore di 25000 lux in caso di talee ancora coperte da plastica; luminosità maggiore di 45000 lux.

La scopertura delle talee deve avvenire nelle ore più fresche del mattino. 

 

 

Coltivazione programmata

 

Il sistema di coltivazione programmata sfrutta la caratteristica del crisantemo di essere pianta fotoperiodica, perciò agendo opportunamente sulla durata del periodo di luce o di buio è possibile aumentare la crescita vegetativa o indurre la fioritura. Nella coltivazione del crisantemo si possono quindi distinguere due periodi: la fase vegetativa, che dura dal trapianto fino all'inizio del giorno corto, in cui il crisantemo deve formare foglie e fusto e la fase riproduttiva, che dura dall’inizio del giorno corto fino alla raccolta. La durata della prima fase, dipende dal tempo necessario per ottenere una lunghezza del fusto di circa 30-40 cm, in modo da raccogliere uno stelo reciso di sufficiente lunghezza. Essa varia da 6 a 4 settimane secondo la stagione e la varietà. La fase vegetativa si mantiene perpetua in condizioni di lunghezza del giorno superiore alle 14 ore oppure intervenendo artificialmente con l'interruzione della notte mediante l'illuminazione per raggiungere sempre lo stesso numero di ore.

La fase riproduttiva dura dall'inizio del giorno corto fino all’antesi: essa richiede una lunghezza del giorno inferiore alle 12 ore. Dato che la lunghezza del giorno varia secondo la stagione a causa dell'inclinazione dell'asse di rotazione della terra rispetto alla perpendicolare al piano di rivoluzione attorno al sole e tenendo presente la sensibilità fotoperiodica del crisantemo, durante l'arco dell'anno per ottenere la crescita vegetativa e la fioritura sono necessari periodi d’allungamento o accorciamento artificiale della lunghezza del giorno.

 

Riduzione del giorno

E’ ottenuto oscurando le colture con teli neri di polietilene o mediante l'accoppiamento di un telo intrecciato di poliestere alluminizzato e di uno verde. Normalmente l'oscuramento viene applicato nel tardo pomeriggio e mantenuto per almeno 12 ore. Durante le prime due settimane di giorno corto è importante fare gli oscuramenti tutti i giorni ed esso viene sospeso quando il capolino fiorale comincia a mostrare il colore. S’inizia ad oscurare dal I° Marzo fino al 15 Settembre.

 

 

Allungamento del giorno

E’ effettuato durante il periodo di giorno corto naturale in modo da ottenere la crescita vegetativa; la durata della sua applicazione varia secondo la stagione da 4 a 6 settimane.

Settimane d’impianto

N° di settimane di fotoperiodo

Da

a

1

7

5

8

34

4

35

43

5

44

52

6

 

 

L'allungamento della durata del giorno è ottenuto mediante la rottura della notte in 2 periodi più corti con un intervallo di luce continua o ciclica. Per l’illuminazione sono usate lampade ad incandescenza come l’Argenta da 150 W installate ad almeno 2,5 m d’altezza, ogni 9 mq, oppure lampade a fluorescenza tipo TL33 che hanno un rapporto nell’emissione rossa/rossa lontana più favorevole per questo può essere installata a 3-5 W/m2. Il livello di luminosità delle piante deve aggirarsi sui 60-100 lux. La durata dei due periodi di buio che precedono e seguono l’illuminazione ciclica o continua non deve superare le 5 ore. La durata complessiva del periodo di luce naturale ed artificiale deve essere di almeno 14 ore, perciò l'intervento d’illuminazione varia secondo la stagione e del sistema prescelto.

Grazie agli esperimenti eseguiti da Hamner e Bonner si è arrivati ad una scoperta molto importante: se il periodo di buio è interrotto da un’esposizione alla luce (anche di un solo minuto e dell’intensità di una lampadina) la fioritura non avviene, mentre se il periodo di luce è interrotto da un breve periodo di buio la fioritura non viene influenzata. Possiamo quindi concludere che tutte le piante non misurano le ore di luce,  bensì le ore di buio.

 In seguito ad altri esperimenti si è riusciti ad individuare il pigmento interessato nel fotoperiodismo: il fitocromo; questo è presente nei vegetali in due forme: Pr e Pfr. Il Pr (phyto red): è la forma nella quale viene sintetizzato; assorbe la luce del rosso, con lunghezza d’onda l=660 nm; il Pfr (phyto far red): è la forma biologicamente attiva; assorbe la luce del “rosso lontano2 ad una lunghezza d’onda l=730 nm.

Alla presenza della luce la prima forma si converte nella seconda mentre alla presenza di luce non sufficiente avviene il processo contrario. Questo ciclo può essere meglio riassunto attraverso il seguente schema: 

                                              Sintesi 

                                                                                   Luce rossa

 

                                                                      Pr                                         Pfr  

       

                                                                              Luce rosso lontano          

                                                                                                                                 Demolizione

 

Questa conversione Pr  -  Pfr funziona come interruttore per molte risposte delle piante alla luce: infatti oltre che la fioritura regola anche la germinazione e l’utilizzo delle sostanze di riserva.

 

Preparazione del suolo e trapianto

Il suolo è sistemato ad aiuole larghe 60 cm, su tali aiuole sono sistemate le impalcature di sostegno per gli steli, che consistono in un livello di rete di polietilene a 4 maglie da 17x15 cm. L’innalzamento delle reti è eseguito manualmente. La distanza tra le aiuole è di 40 cm.

Una volta preparato il suolo si procede al trapianto. Il cubetto di terriccio è adagiato nella piccola buca predisposta lasciando che il bordo sfiori la superficie del terreno, vanno evitati trapianti molto profondi per proteggere il colletto della pianta da attacchi da parte di crittogame. Per la coltivazione programmata del crisantemo, l’azienda fa ricorso all’illuminazione artificiale o all’oscuramento a secondo del periodo. Le luci sono utilizzate, quando le notti sono lunghe dal 10/8 al 1/5 per ritardare la formazione fiorale. Invece per favorire la formazione dei fiori durante le notti corte dal 15/5 al 1/8 si deve assicurare almeno 14 ore di buio ricorrendo all’oscuramento. Il trapianto osservato è stato realizzato il 3 maggio.

 

 

 

 

 

Irrigazione.

Il crisantemo è una coltura sensibile alla qualità dell’acqua, che deve essere a ridotto contenuto di calcare e di salinità.

L’azienda ha un impianto d’irrigazione sopra chioma, costituito da ali piovane ed ugelli a 360°, in grado di nebulizzare l’acqua, ed anche di un sistema irriguo sotto chioma con ali gocciolanti che corrono sulle singole aiuole di coltivazione. L’impianto aereo è utilizzato soprattutto nel corso delle prime 6-8 settimane di coltivazione, mentre il sistema sotto chioma nella restante parte del ciclo produttivo (foto 3).

 

           Foto  3  :     

 

Fertilizzazione

 

Parametri:

 

pH

EC

N

P2O5

K2O

CaO

Mg

SO4

6 – 7,8

0,8 mS/cm

1

0,3

1,6

0,75

0,12

1,5

 

 

 

Difesa fitosanitaria

Tra i parassiti possiamo elencare:

Mal bianco (Oidium chrysantemi - Erysiphe cichoracearum)

Sintomi: le foglie, gli steli e, alcune volte, i boccioli sono ricoperti da un’efflorescenza bassa, rada, polverosa; le foglie possono essere deformate; i tessuti infetti diventano necrotici. La sensibilità al patogeno è strettamente varietale.

Difesa: evitare densità eccessive e forti sbalzi di temperatura; dalla comparsa dei sintomi irrorare Topas (Penconazolo 50ml/hl), Tilt (Propiconazole 30ml/hl), Caddy (Ciproconazolo 50gr/hl)  ed altri antioidici specifici.

Ruggine bianca (Puccinia horiana)

Sintomi: sulla pagina superiore si notano delle piccole decolorazioni, tondeggianti, del diametro di 1-1,5 mm, distribuite sul lembo; in corrispondenza sulla pagina inferiore si sviluppano delle pustole rilevate, larghe fino a 3 mm, aranciate e poi biancastre. L’infezione interessa tutta la chioma deprezzando il prodotto fino a renderlo invendibile. “Westland” è molto sensibile, altre varietà sono meno sensibili o resistenti.

Difesa: le infezioni sono più frequenti a fine estate, quando iniziano le rugiade o dopo il fotoperiodo corto. L’infezione richiede temperature minori di 25°C ed ha un periodo d’incubazione che può prolungarsi fino a 8 settimane perciò può sfuggire al controllo visivo. L’infezione è diffusa dalle basidiospore che sono facilmente disseminate dal vento, irrigazioni per aspersione, operazioni colturali, teli d’oscuramento. Applicare rigorosamente le norme di prevenzione scegliendo varietà resistenti, selezionando strettamente le talee, evitando la prolungata bagnatura della chioma anche nel caso di trattamenti antiparassitari, eliminando prontamente i primi focolari ed i residui di coltura. In prevenzione irrorare Dithane( Mancozeb 200gr/hl), Daconil (Chlorothalonil 200ml/hl), Delan (Dithianon 100gr/hl), in caso d’infezione Tilt (Propiconazole 30ml/hl), Plantvax (Ossicarbossina 200ml/hl), Topas (Penconazolo 50ml/hl) .

Marciume dello stelo (Sclerotinia sclerotiorum)  

Sintomi: la parte basale dello stelo presenta un marciume umido verdastro, la superficie si ricopre poi di una formazione miceliare bianca, cotonosa; la pianta appassisce; nella zona midollare dello stelo e sulla corteccia si formano degli sclerozi neri di forma semisferica.

Difesa: eliminare i residui colturali; spaziare adeguatamente; disinfettare il terreno con il vapore; irrorare lo stelo con Rizolex (Tolclofos-metile 200ml/hl ), Rovral (Iprodione 200ml/hl), Switch (Ciprodinil 37.5% e Fludioxonil 25%. 70g/hl ).

 

Tripidi (Frankliniella occidentalis, Thrips tabaci)

Sintomi: le giovani foglie sono deformate, incomplete, increspate; l’apice vegetativo rallenta notevolmente lo sviluppo; i boccioli stentano ad aprirsi e tendono a seccare; i fiori ligulati presentano rotture di colore e deformazioni. Le foglie possono presentare delle aree decolorate con riflessi argentati e cosparsi di defecazioni nere e puntiformi.

Difesa: irrorare o vaporizzare Mesurol (Methiocarb 200ml/hl), Lannate (Metomyl 150ml/hl), Thiodan (Endosulfan 150ml /hl), Rufast( Acrinatrina 80ml/hl),, Vertimec( Abamectine 70ml/hl), Match (Lufenuron200ml/hl), Decis (Deltametrina 80ml/hl), Karate (LambdaCialotrina 60gr/hl), Fastac 10 (Alpha - Cypermetrina 50ml/hl); in caso di forti infestazioni ripetere i trattamenti 4 volte con un intervallo di 7 gg. Alcune CV sono sensibili a Mesurol.

 

Afidi (Generi e specie varie)

Sintomi: le foglie sono deformate e increspate, la vegetazione è rallentata da colonie d’insetti verdi o bruni che infestano gli apici vegetativi, i fiori e la pagina inferiore delle foglie; la chioma è deturpata dalla fumaggine che si sviluppa sugli escrementi zuccherini degli insetti. Gli afidi sono vettori di virus pericolosi per il C.

Difesa: dall’inizio dell’infestazione irrorare (Metomyl 150ml/hl), Decis (Deltametrina 80ml/hl), Karate (LambdaCialotrina 60gr/hl), Fastac 10 (Alpha - Cypermetrina 50ml/hl), Actara (Thiamethoaxam 40gr/hl), Mesurol (Methiocarb 200ml/hl), Lannate (Metomyl 150ml/hl), contro gli afidi resistenti irrorare Confidor ( Imidacloprid 50ml/hl).

 

Acari tetranichidi

Sintomi: le foglie iniziano a decolorare, poi ingialliscono e seccano; i fiori presentano delle decolorazioni o lesioni brune, in caso di forte infestazione il prodotto diventa invendibile.

Difesa: durante il periodo estivo trattare regolarmente in modo che le foglie siano pulite dagli acari al momento della fioritura; irrorare Matacar (Exitiazox 25ml/hl),Nexter (Pyridaben 80ml/hl), Oscar (Tebufenpyrad 60gr/hl), Miro (Fenpiroximate 200ml/hl), Magister (Fenazaquin 50ml/hl), Vertimec ( Abamectine  70ml/hl), Thiodan (Endosulfan 150ml /hl).

 

Sono stati eseguiti rilievi  settimanali per valutare la presenza d’insetti dannosi. Durante i rilievi è stata accertata la presenza di acari (Tetranycus Urticae ), tripidi (Frankliniella Occidentalis) e fillominatori ( Chromatomyia syngenesiae , Chromatomyia horticola, Liriomyza trifolii ).

Le soglie d’intervento non sono state affatto prese in considerazione in quanto l’azienda, in piena tradizione florovivaistici, applica interventi di sanitarizzazione chimico a calendario.  Per il controllo dei fitofagi  i prodotti utilizzati sono state i seguenti:

 Per  gli acari, i prodotti utilizzati sono stati  Matacar (Exitiazox 2.4%), Tedane ( Tetradifon puro 6% e Dicofol 13.5 % ad una dose di 200ml/hl), Miro (Fenpiroximate 5.04% .T.s.28gg.), Vertimec ( Abamectine 1.9%,70ml/hl). Per i tripidi i seguenti prodotti Mesurol (Metiocarb 50% T.s.28 gg.), Bitam Blu (Deltametrina 2.39 %, 60-120ml/hl. Tempo di sicurezza 7gg.), Match (Lufenuron 5.32% T.s 28gg.60ml/hl.), Metendox ( Methomil 8% ed Endosulfan 16% 200ml/hl). Per i fillominatori ( durante tutto il ciclo) sono stati usati i seguenti prodotti Rufast ( Acrinatrina 7.01%, 80ml/hl), Vertimec( Abamectine 1.9%, 70ml/hl),Trigard  75WP (Ciromazine 40-50g/hl).

Quanto alle concimazioni di copertura, queste sono effettuate in fertirrigazione, ad intervalli  di 10-15 gg e dosaggi 6-8 Kg/1.000 mq. Nella prima fase di sviluppo sono state eseguite concimazioni con rapporto N:P:K  2:0,5:1 con predominanza d’azoto, mentre nella seconda fase  un rapporto N:P:K  1:0,5:3 con un maggior contenuto in potassio.

 

Raccolta e Selezione.

Raggiunta la fioritura viene eseguita la raccolta. E’ di fondamentale importanza compiere la raccolta al giusto grado di maturazione dei capolini, mediante estirpazione degli steli.

Sono tagliati sopra il colletto e successivo confezionamento in fasci da 5 steli.

Lo stelo è pulito dalle foglie basali per circa 20 cm. Segue la valutazione qualitativa e l’attribuzione della categoria commerciale.

I parametri da tenere presenti per l’attribuzione della categoria commerciali sono:

Extra: steli robusti e ben formati, di peso medio pari 75 grammi, lunghezza unica 80 cm, con almeno 9 fiori per infiorescenza in grado di fiorire di cui 5 già aperti in estate e 3-4 in inverno.

Prima: steli con lunghezza unica di 70 cm, di peso medio pari a 55-60 grammi, con almeno 6 fiori per infiorescenza in grado di fiorire, di cui la meta già aperti.

Seconda: steli ben formati con lunghezza inferiore a 70 cm, di peso medio inferiori a 55 grammi.

I crisantemi sono distinti in base alla forma dell’infiorescenza (standard, spider, doppio, decorativo, anemone e pompon). Hanno una lunga durata postraccolta se trattati con cura durante tutte le fasi di lavorazione. I problemi postraccolta del crisantemo sono la riduzione dell’assorbimento d’acqua (che causa il prematuro avvizzimento) e l’ingiallimento.

fogliare.

 

Maturità .

I crisantemi sono normalmente raccolti, quando sono pienamente aperti o prossimi alla completa apertura del fiore anche se è stato dimostrato che possono essere raccolti anche quando il capolino è ancora chiuso. In questo caso può essere necessario intervenire in seguito con trattamenti a base di zucchero per favorire l’apertura dei fiori. I crisantemi del tipo standard possono essere raccolti, quando l’infiorescenza ha raggiunto un diametro di 5 cm o superiore, fino ad arrivare a fiori completamente aperti. I crisantemi di tipo spray, invece, possono essere raccolti, quando la maggior parte dei petali dei fiori più maturi è ancora verticale.

In ogni modo, l’apertura dei fiori può essere indotta con soluzioni contenenti zuccheri sia dopo la conservazione, sia dopo il trasporto, ma prima della vendita al consumatore finale.

Gli steli di crisantemo possono essere raccolti con coltelli, forbici o con un attrezzo speciale a forma di virgola. Il taglio dovrebbe essere fatto a circa 10 cm dal terreno per evitare di ottenere steli con la base troppo lignificata. In alternativa al taglio, i crisantemi possono essere estirpati dal suolo e poi ritagliati ad un’altezza opportuna per eliminare le radici. Infine, prima della commercializzazione, le foglie basali devono essere rimosse.

I crisantemi sono confezionati riuniti in mazzi da 10 o 5 steli, a seconda della cultivar. Ogni mazzo è avvolto in una manica di plastica forata per evitare che i fiori si rovinino.

 

Trattamenti post-raccolta.

Dopo la raccolta, i fiori dovrebbero essere posti in acqua contenente un batteriostatico in modo da ridurre la flora microbica che potrebbe occludere i vasi di trasporto dell’acqua.

I crisantemi raccolti allo stadio di gemme ancora chiuse devono essere trattati con soluzioni che contengono un antibatterico e circa il 2-3% di saccarosio per stimolare l’apertura del fiore.

Tuttavia, bisogna tenere conto che alte concentrazioni di zucchero accelerano la senescenza delle foglie, provocando ingiallimento. Alcuni prodotti in commercio, come ad esempio  il Chrysal o il Physan o, ancora, l’8-HQC contengono principi attivi antibatterici: il Physan però, causa la decolorazione della porzione basale dello stelo che si trova immersa in soluzione; pertanto bisogna utilizzare una quantità di soluzione tale da limitare la porzione di stelo immersa (3-8 cm). Dopo il trattamento, la parte basale dello stelo deve essere rimossa.

La temperatura durante il trattamento per favorire l’apertura del fiore dovrebbe essere mantenuta intorno ai 20-22°C. Temperature più basse possono invece rallentare tale processo, mentre quelle troppo elevate possono influenzare negativamente la qualità producendo fiori irti. Un altro parametro da considerare durante la conservazione del crisantemo è la luce, che è in grado d’inibire la degradazione dei pigmenti clorofilliani (colorazione verde), nelle foglie se è garantita un’intensità luminosa di circa 15 mmol m-2 s-1 di PAR per 16 ore al giorno. Questa intensità di luce corrisponde circa a quella di un ufficio ben illuminato. Per tale scopo le lampade migliori sono quelle fluorescenti a luce bianca che forniscono una buona qualità di luce. Tuttavia, l’ingiallimento fogliare può anche essere inibito mediante un trattamento con soluzioni contenenti citochinine (purtroppo l’uso di questa classe di fitoregolatori non è ancora stato registrato per tale scopo).

 

 

 

 

 

 

Conservazione e trasporto

La conservazione è effettuata ad una temperatura di 0-1°C per 2 settimane in scatole di cartone da 80 steli totali.

 Com’è stato già accennato, l’ingiallimento fogliare è uno dei disordini fisiologici più comuni durante la conservazione, ma può essere ridotto se la conservazione avviene a basse temperature. La comparsa dell’ingiallimento fogliare si manifesta con la perdita del colore verde e la formazione di una colorazione rosa o gialla, tipici sintomi d’invecchiamento. Tuttavia, questi sintomi non devono confondersi con la colorazione rosa che si forma sui petali bianchi e gialli dei fiori coltivati a basse temperature notturne. In questo caso la variazione di colore è dovuta ad un accumulo d’antocianine e non è un sintomo d’invecchiamento. Dopo la conservazione o il trasporto, un’appropriata reidratazione è essenziale per una buona durata in vaso degli steli. In genere è buona norma rimuovere i mazzi di fiori dalle scatole, ritagliarli a circa 5 cm e porli in acqua tiepida (38°C) contenente 0,1% di Tween 20 e 75 ppm d’acido citrico. Questa soluzione ha la proprietà di conferire turgidità ai fiori entro 2 ore in un locale fresco con sufficiente intensità di luce.